La recensione di oggi e’ La visione del Fotografo di Michael Freeman.
La visione del fotografo, capire l’opera dei grandi maestri.
Questo libro si affianca ad altri due volumi dello stesso autore, L’occhio del fotografo e La mente del fotografo. Nel primo, l’autore si è occupato della composizione fotografica, nel secondo del ragionamento che ordina e struttura lo scatto. In questo, invece, spiega come interpretare e trarre insegnamenti dalle opere dei grandi fotografi del ‘900.
Il volume è suddiviso in tre aree principali.
Nella prima analizza la fotografia, cos’è, cosa contraddistingue un buono scatto, come avviene, quanto conta il pubblico. E’ una parte introduttiva su come leggere la fotografia, corredata dagli scatti di grandi autori e su come sono stati realizzati (e perché).
Nel secondo capitolo, il punto focale è capire l’intenzione dell’autore e della sua fotografia. Freeman si sofferma sui vari generi fotografici, sul come le foto raggiungeranno il pubblico finale (se devono venir stampate per un giornale, se devono esser esposte in una mostra, se servono per un servizio giornalistico, siti web …) e sul concetto di “fine creativo“, analizzando come sia cambiato seguendo le filosofie del periodo storico in cui si sono affermate.
L’ultima parte si sofferma sulle doti che un fotografo dovrebbe avere. “ci vuole tanta immaginazione per essere un bravo fotografo.[…] In fotografia tutto è così ordinario: bisogna guardare molto prima di imparare a vedere l’ordinario.” David Bailey. Questo vale ancora di più nei giorni nostri perché la fotografia, oltre a occuparsi, spesso, di soggetti banali, è perennemente sotto lo sguardo di tutti. Sorprendere, proporre contrasti inaspettati, fare collegamenti, cogliere l’attimo … alcune delle capacità che si dovrebbe avere per poter fare un buono scatto.
La bellezza e la complessità di questo libro sta nel fatto che ogni concetto è supportato da un’attenta analisi delle opere dei grandi autori del secolo scorso.
Per proporvi un esempio interessante e esplicativo, vi segnalo la parte dedicata alla polemica sulla foto più famosa della Grande Depressione, Madre Migrante di Dorothea Lange: foto di fortissimo impatto che sembra scattata al volo, ma che, in realtà, fa parte di una serie di 6 scatti realizzati dopo che la fotografa si era presentata alla donna e averle raccontato cosa voleva realizzare.
Condividi l’articolo con gli amici
Quello che ho apprezzato del libro
Il libro è molto ricco di spunti e di notizie interessanti, ben raccontate dall’autore. Freeman riesce a condensare in meno di 200 pagine quasi un secolo di fotografia, analizzando in modo decisamente particolareggiato se non tutte le fotografie che hanno fatto la storia, una buona parte di esse. Non si ferma ad una recensione superficiale, ma si sofferma sulle motivazioni per le quali proprio quel scatto o quel servizio giornalistico è entrato nella storia. Questo ci aiuta a comprendere meglio i meccanismi per la quale uno scatto risulta più riuscito di un altro.
Quello che non ho apprezzato del libro
Non è, sicuramente, un libro da portarsi sotto l’ombrellone. E’ talmente pieno di nozioni e spiegazioni, sia tecniche che filosofiche, che prevede un alto grado di concentrazione!
Anche questo è un libro fondamentale per la biblioteca di un fotografo, va a ad affiancarsi a L’occhio del fotografo e La mente del fotografo, creando delle basi solide per ogni appassionato. E adatto anche a chi, pur essendo interessato alla fotografia come Arte, non ha molte conoscenze tecniche dell’argomento.